Pedigree by Georges Simenon

Pedigree by Georges Simenon

autore:Georges Simenon [Simenon, Georges]
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
editore: Adelphi - Biblioteca Adelphi n 176 - feb 97
pubblicato: 1997-01-31T23:00:00+00:00


Sul muro verde mandorla dell'aula, proprio dirimpetto alla mensola su cui sono posate le misure di capacità, c'è una stampa di Epinal incollata su tela verniciata, di un color avorio vecchio, che raffigura la fiera d'inverno, certamente in una città renana perché tutte le stampe della scuola vengono da Lipsia. Le case gotiche hanno frontoni frastagliati, tetti aguzzi, finestre a piccoli vetri. La città è coperta di neve. Gli uomini hanno grandi mantelli verde bottiglia o color ruggine e berretti di pelo; in primo piano c'è una ragazza seduta su una slitta, guidata da un cocchiere che porta una pelle d'orso. Sulla piazza ci sono bancarelle zeppe di vettovaglie e di giocattoli; si vedono una scimmia ammaestrata e un sonatore di flauto coi calzoni a laccetti. C'è molta animazione, Natale si avvicina, la città è in fermento.

Nell'aula dei grandi fratel Médard preme una peretta elettrica, e nelle tre aule dalle tramezze vetrate gli alunni si alzano di scatto tutti insieme, si fanno il segno della croce, dicono la preghiera di volata prima di precipitarsi verso giubbotti e berretti.

Mentre gli altri escono in fila nella penombra, guidati dal signor Penders, Roger deve soltanto traversare la strada; al primo piano della sua casa vede due finestre di un rosa tiepido e tenero. Le finestre non hanno imposte né persiane, e attraverso le tende di merletto incorniciate si distinguono il globo rosa del paralume con la frangia di perline e i capelli crespi e rossi della signorina Pauline china su una dispensa.

Dal buco della serratura, che è all'altezza giusta per un bambino, Roger osserva la porta della cucina e la figura di sua madre prima di bussare; è uscito da un tepore familiare per immergersi subito in un altro. L'acqua borbotta nel bollitore di smalto bianco, nel forno della cucina, semiaperto, si vedono i mattoni refrattari che di sera vengono infilati nei letti; ma questa sera lui non si siederà alla tavola ricoperta dalla vecchia tela cerata per fare i compiti.

"Usciamo, Roger. Non toglierti il giubbotto. Fa' vedere se hai le mani pulite".

Elise carica la stufa. Di fronte alla finestra, nel cortile buio, trapela il riflesso di un'altra finestra, quella della signorina Frida, situata proprio sopra la cucina. Anche nella camera del signor Saft c'è luce, tutti gli alveoli della casa sono occupati, e all'ora di cena rincaserà solo il signor Chechelowski; dappertutto ronfa una stufa corredata di secchio per il carbone, attizzatoio e paletta. Ognuno vive in mezzo a una zona di silenzio, e quando l'uno o l'altro si alza per alimentare la stufa Elise alza macchinalmente la testa.

Non ha dimenticato niente? La sporta, il portamonete, la chiave. Traversano in fretta il deserto di Rue Jean-d'Outremeuse, dove non ci sono veri e propri negozi e dove soffia un vento di neve, e si addentrano, come in una stanza riscaldata, nella folla brulicante di Rue Puits-en-Sock.

"Dammi la mano, Roger".

L'alito della città è carico degli odori propri dei giorni che precedono la festa di san Nicola. Anche se non nevica ancora, invisibili particelle di ghiaccio formano come un pulviscolo nell'aria e si addensano nell'alone luminoso delle vetrine.



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